Il Villaggio Fiorazzo Uno di questi complessi, negli anni a cavallo tra XIX e XX secolo, è gestito dai fratelli Vittorio e Antonio Fiorazzo, i quali hanno vasti interessi nel campo del legname e non solo. È un'attività che dura negli anni del primo dopoguerra, anche se magazzino e segheria vengono spostati alcune centinaia di metri a sud, sul lato est della via per Camposampiero, ad opera di Antonio. Ad inizio Novecento il territorio a nord della ferrovia Venezia Milano e fino al Brenta è ancora in gran parte agricolo, con solo qualche insediamento sparso. La grande espansione del quartiere Arcella deve ancora verificarsi. È questa situazione di relativo isolamento che porta Antonio Fiorazzo alla decisione di costruire un piccolo quartiere abitativo per i dipendenti della sua segheria. Pesa su questa iniziativa la spinta della moglie Corradini, sensibile alle cause sociali, ma, con tutta probabilità, anche l'esempio di Luigi Morandi, che gestisce una fornace da laterizi nelle vicinanze e che ha allestito alcune case per i propri dipendenti qualche anno prima. Tra il 1909 ed il 1912 Antonio Fiorazzo fa costruire, subito a meridione dello stabilimento, una serie di 28 case, su fondi di sua proprietà, allineate su due strade cieche che si staccano dal lato orientale della via per Camposampiero (oggi via Reni) a breve distanza tra loro. Gli edifici sono di due differenti tipologie. Quelli prospettanti sulla via provinciale vengono costruiti secondo il progetto definito “Allegato A” nella richiesta di concessione edilizia, con caratteristiche di abitazioni signorili. I rimanenti 24, collocati con regolarità sui lati delle due vie cieche e definiti in “Allegato B” del documento citato, hanno caratteristiche più modeste. La destinazione delle singole unità rispecchia evidentemente i differenti gradi gerarchici dei dipendenti che le occupano. Non sono previsti servizi comuni. Il gruppo di abitazioni, definito “Case Fiorazzo” nella cartografia ufficiale, rimane ben evidente per vari decenni nel panorama abitativo del luogo. Negli anni del secondo dopoguerra, con la rapida espansione della periferia nord di Padova, viene gradatamente assorbito dai nuovi edifici che lo affiancano e circondano. Col tempo la proprietà si frantuma ed iniziano interventi grandi e piccoli di ristrutturazione delle singole unità. Oggi le villette lungo via Reni sono sparite, soppiantate da edifici anonimi; le abitazioni lungo le due vie, tuttora cieche, sono variamente modificate, ma alcune di loro conservano chiaramente le caratteristiche del progetto originario.
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